Rogiero pietosamente esclamava: "Oh! questa sì ch'è ineffabile angoscia!"
Ma se veramente sei carne della carne mia,
riprese il travagliato Enrico con impeto "se quello di cui le infantili carezze calmavano le tempeste del mio spirito feroce, salvati.... i tuoi nemici sono numerosi e potenti. Non sai che ogni loro gioia sta nella tua morte, ogni loro paura nella tua vita? – Sálvati.... chè essi t'inseguono con la foga dei segugi sopra la pesta del cervo.
– Ahimè! Io credeva non avere altri affanni a durare; ma essi si prolungano interminabili quanto l'eternità: non darmi amplesso, nè bacio; – il tempo che consumeresti potrebbe riuscirti esiziale; – più di questi mi giungerà caro il sapere che tu sei salvo. Là in Palestina pel sepolcro del Redentore potrai morire della morte dei valorosi. Prendi.... questa reliquia; essa valga a rammentarmi qualche volta nelle tue orazioni; prega per l'uomo che soffrì tutte le amarezze che si possono sopportare in questa terra, prega per un padre colpevole e sventurato, ma allontanati, per l'amore che hai per la vita, allontanati. – Chi sa che la tua venuta qui dentro non sia tradimento? Chi sa che non vogliano farci morire insieme? Hai tu inteso muovere i ferri del cancello? È finita.... è finita.... hanno chiusa la porta, e per sempre.... oh! gli scellerati, gl'iniqui!..."
Sorgeva in piedi; la forza che doveva mantenergli anche per qualche ora la vita parve riunirsi per consumarsi in un punto: le sue guancie si fecero vermiglie di rossore febbrile, afferrò il braccio di Rogiero, e lo spinse violentemente verso la porta; – mosse spedito il primo passo, – mutò il secondo,... al terzo Rogiero sentì abbandonarsi: il misero Enrico stramazzò bocconi sul pavimento.
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