Dove s'imbattesse in qualche cavallata di Ghibellini, queste altre sono lettere per Buoso da Doara, che il lascerebbe passare. – Ma questo è gelosissimo negozio; dipende dalla lealtà del messo la vita di migliaia di fedeli servitori vostri.
Al Cielo non piaccia che dove gli altri affrontano i pericoli per me, io risparmi la fatica,... Porgete.... io stesso le recherò...
A Carlo d'Angiò? voi stesso, così ammalato?
Non monta.... porgete. In queste lettere si dà contezza dell'esser mio?
Credemmo ben fatto nasconderlo. – Sareste troppo prezioso ostaggio nelle mani del Conte.
Sta bene. – Voi, ditemi, chi siete?
Io?
Voi. Pagate fiducia per fiducia.
Principe, che importa a voi sapere chi sono?
Sentite: un cumulo di vicende mi trasporta a tal fine ch'è stato sempre il mio abborrimento; forse potrei resistergli: – non voglio, mi affido a voi, mi abbandono intieramente nelle vostre braccia; e ciò non già perchè voi non possiate essere traditori, ma perchè, qualora dal vostro tradimento me ne derivi la morte, io la desidero. Tutto questo sta a dimostrarvi, che in qualunque caso possano gettarmi i vostri disegni, non dirò mai nulla contro di voi, perchè voi non mi potete fare danno. Ora poi vi domando un solo atto di fiducia, e mi chiedete – che m'importa conoscervi? – certo nulla; ma a voi che cosa importa celarvi?
Se stesse a me, io di già vi avrei svelato il mio nome, – ma noi siamo molti legati da comune giuramento a non manifestarci a persona; – voi vedete che senza il consenso di tutti io non potrei.
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