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      ... sentì il tocco di una mano, poi il ferro di un pugnale; – il ferro e la mano erano freddi ugualmente. – Una forza rovinosa lo strascinò verso una parte; gli alzò la destra già armata di coltello, e gliela spinse a basso: – un gemito sommerso si fece sentire; – la stanza fu a un tratto illuminata.... dal seno aperto di Manfredi sgorgavano rivi di sangue; attraverso il corpo giaceva abbandonata una cara creatura, – il fianco di quella giacente era pure sanguinoso, e il volto, più che di assonnata, pareva di morta. Rogiero non potè sostenere più oltre le forme della sua immaginazione, e ricadde sopra la sella; allora fu che, quasi per fuggire sè stesso, spronò duramente il destriero. Il destriero fugge e non si arresta, – il suo corpo gronda sudore, ma egli morirà di fatica prima di non corrispondere al volere del suo padrone. Rogiero, Rogiero, a che giova la fuga? Sia che tu corra, sia che tu posi, la disperazione ti sta confitta nell'anima.
     
     
      CAPITOLO DECIMO.
     
      IL PROPAGGINATO.
     
      Almen dovria,
      Se iniquo è nel suo cuor, serbar l'esternaReligion degli avi nostri.
      Giovanni Di Giscala, tragedia.
      La landa era lunga; la notte era buia. Il cavallo correva a precipizio; chè comunque avvezzo a conoscere i pensieri del suo signore, ed eseguirli, pure questi gli teneva sempre gli sproni fitti nei fianchi, nè se ne avvedeva: trascorse quella landa, – poi un'altra, e un'altra ancora; saltò macchie e fossati, valicò riviere, immergendovisi dentro fino alla testa: grondava il suo corpo sudore, e sangue, nè per anche si rimaneva.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





Manfredi Rogiero Di Giscala