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Distruggi dunque, scellerato, distruggi; cotesta facultà appartiene al demonio: nella sua eternità di dolore egli ama le rovine, e i mucchi di cadaveri; essi sono il suo trono, dove regna tormentando, e schernendo le anime che si sono affidate a lui; ma egli è immortale, e vive per propria entità: tu, atomo, miscuglio d'imbecillità e di creta, più fragile in mano dell'Eterno, che paglia sotto il piede dell'elefante, come giungerai a questa potenza di male? Come schiverai la guerra di tutti contro di te? Ti sarà data la caccia come alla fiera del bosco, e tu morrai coll'angoscia di essere una memoria di esecrazione e di stoltezza per quelli che verranno. Ma poniamo che tu vi giunga: che cosa avrai fatto, quando avrai distrutto? come sopporterai la tua esistenza? come l'aspide del rimorso che ti roderà le viscere? Non udrai più voce nel mondo: ma come sfuggirai quelle della tua coscienza? Sarai come l'uracano nel deserto; vivrai solo, morirai solo. – Oh stolto! tu non conosci tutte le amarezze della solitudine, e possa Dio non fartele conoscere mai!
E v'è un proverbio, messere, che dice: meglio soli che male accompagnati; ed i proverbii sono cose da tenersi in conto, perchè, siccome ho udito nello Studio a Bologna, significano probatum verbum, parola approvata dalla esperienza dei secoli e dal consenso degli uomini: ma, e poi, quello che avete detto riguarda il séguito; allora provvederemo ai casi nostri; intanto ci giova vivere come viviamo.
Ahi scellerato! E come puoi giovarti del sangue del fiacco che piange? qual diletto o quale utile puoi ritrovare a spengere barbaramente chi ti stringe le ginocchia, e implora la tua pietà? – Pensa, che un giorno dovrai a tua volta essere giudicato.
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Eterno Dio Studio Bologna Pensa
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