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      Ghino, seguitato dalla più parte dei suoi, cavò la spada, e gridò: "Io lo impedisco."
      Lasciateci fare, o che vi uccideremo!
      urlarono i compagni di Drengotto.
      Me uccidere? vili ribaldi!
      girandosi attorno mirabilmente la spada esclamò Ghino "alla prova!"
      Alla prova!
      e già venivano al sangue. Allora Drengotto si fece innanzi gridando:
      Pace! pace! Messeri, udite un poco me prima. Ghino, come vedete, noi abbiamo due diverse opinioni: colle parole non ci possiamo comporre; che potremmo dire e dire fino al giorno del giudizio, ognuno persisterebbe nella sua; e posto ancora che uno giungesse a svolgere l'altro, ciò andrebbe troppo per le lunghe: finiamola dunque col pugnale, ch'è più breve. Non facciamo come i potenti della terra, i quali, quando hanno alcuno affare da strigare tra loro, costringono il gregge degli uomini ad ammazzarsi allegramente a nome della gloria, senza saperne il perchè; riteniamo anzi questi, che ci sosterrebbero volenterosi, nè rendiamo vane le speranze del carnefice, che farebbe gran pianto, se si uccidessero tra loro: tra noi sorse la rissa, si finisca tra noi; affidiamoci al giudizio di Dio.
      E Dio ti ha condannato: la mia spada non ha mai dato colpo in fallo.
      Questo so ancora io; nè crediate, messere, ch'io voglia un duello con voi; altra forza è la vostra, altra arte nelle armi, che non è la mia: voi avete trattato fino dai primi anni spada e lancia, io codice e comenti: facciamo in modo che niuno di noi abbia vantaggio; poniamo in terra i nostri pugnali, allontaniamoci cento passi, voi da una parte, io da un'altra; dato il segno, ognuno corra a raccogliere il suo; chi prima giunge, ferisca; che parvene?


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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