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      I masnadieri si tacquero. Ghino, riposta la spada, trasse il pugnale, e mostrandolo luccicante a Drengotto, gli disse: "Lo vuoi? Pensa che ho raggiunto il capriolo al corso, e Dio mi porrà l'ale ai piedi, perchè è causa sua."
      Tanto meglio per voi. Che volete? i nostri compagni aspettavano di vedere propagginato il pellegrino, egli fuggì per cagion vostra; una festa bisogna pur farla.
      Sia fatta la tua volontà, e il tuo sangue ricada su la tua testa.
      Dopo questo, Ghino si raccolse un momento; poi scuotendo la fronte, gittò il pugnale con tanta forza, che più di mezzo l'internò nel terreno; quindi volte le spalle fece sembiante d'incamminarsi al suo luogo. Drengotto spiava questo momento; si avventa rattissimo, e già ficca con orribile perfidia il suo pugnale nel fianco di Ghino, allorquando una lama di spada si vede comparire di dietro ad un albero, e percuotere con tanta furia il braccio dello assassino, che la sua mano cade a terra recisa. La mano guizzò saltellando, e lasciò andare il pugnale; poi si aperse, e si richiuse celermente, come se tentasse afferrarlo di nuovo, e stette assai tempo innanzi di quietare quel moto. Il ferito gittò acutissimo strido, rimase un momento in piedi, finalmente cadde svenuto. Ghino volge la testa; conosce con un solo sguardo il caso, ed esclama: "Vive un Dio che punisce il tradimento!"
      I masnadieri, maravigliati e atterriti, piegarono la faccia a terra, e dissero tra i denti quasi per forza: "Vive Dio?"
      Come poi Rogiero si fosse rimasto immobile all'avventura del povero pellegrino, e di così giovevole aiuto sovvenisse il capo dei masnadieri, non riuscirà difficile a spiegarsi, qualora si voglia por mente a quello che ammaestra il buon Lavater, su gli effetti delle fisionomie.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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