Ciò detto, ricusata ogni altra compagnia, camminò verso la sua dimora, pregando gentilmente Rogiero a volervi accettare l'ospizio per quella notte. Rogiero, non che accettare il prego, avrebbe pregato egli stesso, tanto era il diletto che ricavava dalla presenza di Ghino, e più il bisogno che sentiva di ristorarsi. Andò pertanto volenteroso con lui; e si misero dentro a certi intricati viottoli della foresta, pei quali ogni uomo che non ne fosse stato ben pratico sarebbesi certamente smarrito. Lasciamoli andare, chè Ghino ne conosce la via, e menerà diritto il suo compagno allo albergo: noi andremo a dar fine al capitolo e alla vita di Drengotto.
I masnadieri, licenziati da Ghino, si dispersero, chi qua, chi là, con diversi sentimenti, ma tutti profondi; nè noi li diremo.
I quattro che sostenevano Drengotto l'adagiarono sul letto; Beltramo in atto di dispiacenza disse ai compagni: "Avrete voi cuore di lasciarlo solo?"
Non ci stai tu?
uno di loro rispose "e che faremmo noi per tutta la notte?"
Giocheremo a zarasoggiunse Beltramo.
Se così è, rimango.
Così io, – ed iorisposero gli altri.
Ma Beltramo, che aveva un atomo di umanità più di loro, osservò che Drengotto era svenuto, alla qual cosa essi risposero che dormiva; ed allora non che egli fosse internamente persuaso che Drengotto dormisse, ma facendosi inganno con cotesta affermazione dei compagni, pose un po' d'accordo tra la sua anima e quello che stava per fare, e trasse i tre dadi di tasca.
Manca il vino!
Uno dei compagni, che aveva infinita impazienza di cominciare il giuoco, rispose: "Guardate su questa tavola; non vedete come Drengotto se ne trovi molto ben provveduto?
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