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      Andando a pigliarlo nelle nostre capanne, logoreremmo troppo gran tempo: togliamo di questo; se Drengotto vivrà, glielo pagheremo, o rimetteremo, come voglia; se morrà, lo avremo bevuto senza pagare l'ostiero; il che tramuta in greco43 anche l'aceto, come disse il poeta."
      I masnadieri risero al motto, e tolto i fiaschi del vino ed alcune candele, si disposero in circolo sul pavimento dando principio alla partita. Avevano fatto da sei giri di giuoco, e bevuto altrettanti fiaschi di vino, allorchè una voce, che pareva uscisse di sotto terra, chiamò: "Beltramo!"
      Ti sei svegliato, Drengotto? Sono da te; – dopo questo tiro mi viene la mano, – getto i dadi, e son da te.
      Beltramo!
      Eccomi – son lesto – dammi i dadi – bel tiro! sei e quattro dieci, e tre tredici: – segna, Cagnazzo – la partita non è ancora perduta.
      Poi levatosi in piedi andò al letto del ferito, il quale gli disse:
      Beltramo, mentre io stava svenuto....
      Come! non eri addormentato?
      esclamò Beltramo facendo le maraviglie.
      Mentre stava svenuto,
      continuò, senza badargli, Drengotto "sia ch'io facessi alcun moto, sia che la fascia...."
      Tre, tre! sto per uno!
      urlò un masnadiero.
      Tocca a te a gittare, Beltramo; stanno per uno.
      Per uno! E come è andata questa? – Un momento, Drengotto, gitto i dadi, e torno.
      La fascia era male messa, e il sangue....
      Beltramo che avea fatto un passo tornò indietro: "il sangue?" ripetè sbadatamente, e soggiunse: "Cagnazzo, tira per me, che ora non posso."
      Il sangue del mio corpo quasi che tutto fuggì dalle vene lacerate, ed io mi muoio: – vedi!


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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