Io m'era qui recato per farne esperimento, e vedere se nell'ora della pompa avreste sdegnato volgere il guardo al servo di Dio, stanco dagli anni, e travagliato dal cammino: ma voi, Conte, avete lasciato l'orgoglio ai cuori codardi, che se lo hanno tolto signore; i quali, per quanto sieno circondati di ossa e di carne, nol potranno mai celare all'occhio dell'Eterno.
E qui girò severamente la faccia ai circostanti cavalieri, che troppo erano cortigiani per abbassare la loro, e che gliela mostrarono da un punto all'altro tutta ridente. Il buon romeo, disdegnando le lusinghe, sì come innanzi il disprezzo, continuò favellando al Conte Raimondo: "Voi non vergognaste adempire le speranze del povero, che aveva posto in voi fede; voi gli profferiste quello di che abbisognava, senza ch'ei ve lo chiedesse, però che colui, che vede il bisogno, e aspetta la richiesta, quasi si apparecchia a negare; e voi sarete rimunerato in questa vita, e in quell'altra; con voi saranno le benedizioni del Signore; ei vi magnificherà su i vostri emuli, vi glorificherà sopra i vostri nemici, e il vostro nome si conserverò nei nepoti, come l'odore della mirra si conserva, dopo che il fuoco ne ha consumato il granello."
Stupirono i cavalieri e le dame a sentire il pellegrino favellare tanto discretamente, e lo tennero per uomo valoroso. Il Conte Raimondo, tutto lieto, con benigne parole gli rispondeva: "Noi vi abbiamo obbligo infinito, bel pellegrino, per la fede che avete posta nella nostra cortesia, sebbene per cosa che non valga rammentare: chè troppo gran torto noi faremmo, non diciamo ai nostri fratelli di cavalleria, ma ai nostri meno agiati vassalli, sospettando che avrebbero chiuse le porte al buon romeo.
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