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      Non l'atto, ma il modo, Monsignor Conte, guadagna lo spirito; e v'è tale che nega in sì benigna maniera, che tu l'ami più di tale altro che villanamente ti dona.
      Allora il Conte Raimondo, tolto per mano il pellegrino, lo condusse nei più riposti appartamenti; e fattolo ristorare di cibo e di bevanda, vedendolo stanco, non volle per quella sera trattenerlo in più lunghi discorsi, ma comandato che gli si preparasse una fresca cameretta, quivi lo lasciò a riposare, e ritornò alla festa.
      Alla mattina sorgendo il Conte per tempissimo si recò in un suo giardino non solo per meditare a mente quieta sugli affari della signoria in quel tempo minacciata di guerra dal Conte di Tolosa, quanto per raccogliere alcune immagini su l'aurora, onde abbellire certa cobola46 che disegnava mandare alla dama dei suoi pensieri. Vagando così tutto internato nelle sue idee, occorse nel pellegrino, il quale, levatosi anch'egli di buon'ora, s'era portato colà per salutare il Signore col primo raggio del sole nascente: questi dopo i debiti ossequii, domandò al Conte per qual ragione fosse in vista turbato. Raimondo, sebbene per natura assai circospetto, pure fu tanta la fiducia che su quel súbito ripose nel pellegrino, che punto non dubitò di aprirgli l'animo suo; e il pellegrino lo sovvenne di tali savi consigli, che a Raimondo parve dovere non che non evitare la impresa col Conte di Tolosa, desiderarla, qualora avesse seco sì accorto e valente consigliere. Gli disse pertanto, ch'ei non gli avrebbe mai fatto forza di rimanere, e che anzi era in sua facoltà lo stare e l'andare; ma se nulla poteva presso di lui il suo prego, ei lo confortava a restare.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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