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      Partiva il pellegrino in abito dimesso, portando seco l'amore e il desiderio di tutti; Raimondo co' suoi vassalli lo seguitava traendo dolorosi guai: giunto alla porta della città, il pellegrino abbracciò il Conte, lo baciò in bocca, tolse nuovamente commiato, e lo raccomandò a Dio; con tutti i rimanenti quelle dipartenze non potè fare; però alzata la mano li benedisse, ed eglino riceverono quella benedizione prostrati, gemendo profondamente, piangendo, e singhiozzando, come se ad ognuno di loro fosse morto il padre o la madre. Così, come era venuto, il pellegrino se ne partì, nè mai si seppe chi fosse, o dove andasse, se non che per la più parte di quelli che il videro, e gli parlarono, fu creduto che fosse un Santo.
      Non sopravvisse molto il Conte Raimondo alla partenza del pellegrino, e per la morte di lui la Provenza venne sotto il potere del suo genero Carlo.
      Nacque quest'uomo nel 1220 da Luigi VIII, e da Bianca di Castiglia; come figlio di Francia ebbe in sorte la Contea d'Angiò, e la signoria di Folcacchieri; come sposo di Beatrice, la Provenza, la Linguadoca, e parte del Piemonte. Quale fosse di persona e di costume troviamo con molto bel garbo narrato da uno Storico del medesimo secolo47, che abbiamo preso per guida di questo Capitolo: savio, magnanimo, di alti intendimenti, e severo, sicuro nelle avversità, veritiero in ogni promessa, poco parlante, molto operante, non ridea che leggermente, e di rado; largo del suo, cupido dell'altrui; Trovatori, Giullari, Menestrelli, ed altra gente sollazzevole, non tenne in pregio, anzi sprezzò; molto vegliava, e soleva dire che quanto meno si dormiva, meno si moriva: lo sguardo ebbe feroce; grande di persona, nerboruto, e di colore ulivigno; del rimanente, religioso, e, per quanto può essere soldato, dabbene.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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