Del terribil vieppiù che dell'umano.
Marianna, tragedia antica.
Venite, ed ammiriamo le glorie della creazione su le ultime sponde dell'oceano. Ecco, egli riposa della quiete del lione; nessun vento osa turbare la sua azzurra superficie, nessuna onda gemere tra gli scogli: – sembra uno specchio, nel quale il firmamento goda riflettere i suoi tesori. L'occhio dell'uomo si sprofonda lontano lontano in cerca di un confine che la debolezza della sua conformazione ha impresso nella sua vista, ma che l'oceano non ha conosciuto giammai: – lo sguardo si perde sopra la moltitudine delle acque, e finalmente è costretto di abbassarsi alla terra, mentre lo spirito freme alla idea che la creta non sia capace di sostenere la contemplazione degli elementi; – siccome appunto l'anima temeraria che ardisce di volere penetrare dentro la nuvola che circonda il soglio dell'Onnipotente, dopo un lungo travagliarsi di abisso in abisso nel mondo intellettuale, sviene soverchiata dalla grandezza della immagine, logora dalla meditazione, vinta dalla certezza che l'Eterno non può esser compreso dalla forma destinata a morire. Questo è il riposo dell'oceano: e pure il pianeta della vita e della luce pare che gli si accosti tremando, come il supplichevole al trono del Signore, – le più volte pallido e senza raggio: ed egli lo assorbe nello sterminato suo seno, non altramente che la terra riceve la creatura divenuta cadavere.
Ma quando il cumulo delle acque, furiando imperversato, quasi che fosse ansioso di ricuperare l'antico dominio (però che la terra emerse dal profondo del mare al comando di Dio)48, si precipita a flagellare i confini del mondo, dove trova l'insuperabile argine, e il solo degno di sommettere la sua spaventosa potenza, – la parola del Creatore, che lo respinge indietro: ma quando rotolandosi per l'ampiezza del suo spazio travolge il naviglio che incontra nel corso fatale, onde il nocchiero disperato di ogni umano soccorso guarda il cielo, ed il cielo gli si mostra minaccioso, – questi non ha più scampo, il flutto che vede agglomerarsi da lungi deve eseguire la sentenza di morte che la natura ha pronunziato contro di lui; allora tra i pensieri della vita futura s'insinua tristamente la rimembranza della sua famigliuola che gli strazia le viscere: – e i figli?
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Onnipotente Eterno Dio Creatore
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