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      Io traditore! Voi avete parlato una stolta parola, Conte di Angiò; ma sia: – e voi, nato in Francia, come vi maravigliate di un tradimento?
      Carlo si scuote, aggrotta le ciglia in così spaventosa maniera, che le pupille gli si nascondono intiere, e prorompe con voce commossa: "Perchè maledici la nostra patria? È forse la infamia una pianta particolare alla nostra terra, o un albero sterminato che stende i suoi rami tenebrosi sopra tutto l'universo? Sia rigido il cielo, sia temperato, azzurro come in oriente, nuvoloso quanto in settentrione, nè per clima, nè per cielo si rimarrà dal crescere; – le sue radici stanno nel cuore dei viventi. Sì, pur troppo la terra va coperta di scellerati, e di traditi; ma tu, prima di chiamarci colpevoli, dimostraci, che sei innocente: intanto sappi che noi ti teniamo traditore e ti aborriamo. Se la colpa vive nel mondo, non alligna in nostra casa, guarda, se l'osi, il fiordaliso di Francia; qualora i tuoi occhi possano sostenerne il bagliore, vedrai che non ha macchia."
      L'avrà.
      E allora possa essere sterminata la nostra famiglia, tolta dal numero delle cose che si rammentano. Adesso, se alcuna ingiuria molesta alla vita avessimo sofferto dalla nostra patria, anzi che cacciare il pugnale nelle sue viscere, lo cacceremmo nelle nostre. Se hai cosa che non puoi sopportare, muori; altramente, ama la vita, e sii codardo, o scellerato.
      Conte,
      riprese il timoniere; tenendo le braccia con le pugna strette, "Conte, voi parlate stolte parole. Chi siete voi che volete farvi arbitro del biasimo e della lode?


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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