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      Imparate, voi, cui forse destinano i cieli a governare molta gente, che per tenervi un grado seduto su le teste dei vostri fratelli, non per questo li soverchiate col sapere; che siete debole, imbecille, come essi sono, e creta, solo più presuntuoso, – imparate, dico, s'io amo la vita." E qui furiosamente si apre la veste, e mostra a Carlo i fianchi recinti da un cilicio di ferro, che vi aveva fatto un cerchio di piaghe, dalle quali colavano alcune gocce di nero sangue, e marcioso. Carlo balza indietro atterrito, esclamando: "Cotesto è atroce supplizio!"
      Ora dunque credete ch'io tema la morte? Non vedete che ognuna di queste piaghe mi ha dato maggior dolore, di quello che abbisogni per la estinzione di un uomo? Ecco, la mia vita trapassa per sentiero di tormenti, che da me stesso mi appresto; la lascio consumare nell'angoscia; ma quando minaccia di spegnersi, mi adopro a suscitarla, perocchè ella sia deposito di vendetta e di rabbia.
      Che cosa dunque può farti tanto crudele contro te stesso, e contro il tuo luogo natale
      ? Qual cosa è al mondo, che possa farti conservare la esistenza malgrado la vergogna e il dolore?"
      Il timoniere non dice parola.
      Una mente infiammataprosegue Carlo "dalla malattia, o dalla passione; una morta ragione, un'anima conturbata dal furore, possono solamente concepire codesti disegni."
      Carlo!
      con voce soffocata risponde il timoniere "come vi sentite fermo di cuore? soprapponetevi una mano, e tentate se può reggere ad un racconto."
      Noi abbiamo veduto trucidare al nostro fianco i più leali vassalli senza piangere, come senza ridere vedemmo posare sul nostro capo la corona di Provenza.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





Carlo Carlo Provenza