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      – E me pure, o Messinella, gridai, ha cessato di amare il vostro consorte: e sì, che se parte del mio corpo lo avesse offeso. l'abbrucierei subitamente, perchè non guastasse il cuore ch'io devo conservare per lui. – Ed ecco, rispose Messinella aprendo le braccia, Iddio vede la mia innocenza, egli sa s'io sono rea pure di un pensiero; – dopo lui Berardo è il mio amore: quantunque io non gli abbia aperta l'anima mia, ella n'è così innamorata, che non può sopportarne il disprezzo; quando Berardo si trova presente, io nascondo la mia afflizione, ma allorchè non mi vede, piango, e piango.... oh! mio bel fratello, voi non potreste pensare quante lagrime abbiano versato gli occhi della povera Messinella: non anderà molto, che voi entrando nella corte di questo castello mi troverete stesa sul letto di morte, esposta alla compassione od alla curiosità dei vassalli; in quel punto, fratello, voi prenderete per mano Berardo, lo condurrete dove giacerò cadavere, e gli direte: – ella è morta di amore per te.... oh! s'egli verserà una lagrima, se manderà un sospiro, io fino d'ora gli perdono ogni mia afflizione: promettetemi, fratello, che lo farete, giuratemelo, non vogliate negare questo conforto alla povera addolorata! – Dopo queste parole, la interruppe un singhiozzo convulso, e declinò la faccia sopra il mio seno; io era commosso profondamente: – No, bella infelice, esclamai, a te non istà morire; il rettile ha tentato di contaminare il bel giglio, ma io lo calpesterò nella via; il serpente si è avventato al destriero perchè si perda cavaliere e cavallo56, ma rimarrà infranto nella impresa di perfidia.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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