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      – Che hai tu visto, sciagurato, risposi, che mille volte con tuo piacere non abbiafatto alla tua propria presenza? Ora mi si svela un orribile mistero. Come non ti sei accorto che lo sleale Cavaliere amava la povera Messinella, ed ella, ed io, mortalmente l'odiavamo? Tu cadesti nelle insidie del demonio, egli ha perduto noi tutti: oh! io ti compiango, Berardo, io ti compiango! il bacio che detti sopra la fronte di Messinella fu puro come quello che si offre su le reliquie dei Santi. – No, tu mi hai tradito, e quando tu non mi avessi, dimmi per pietà, che mi hai tradito! – Bruci l'anima mia per tutta l'eternità nei tormenti, come io non diṛ mai di avere fatto o pensato cosa che fosse contraria all'onore del mio amico Berardo. Questa è la fede che dopo tanti anni di amore avevi riposta nel tuo Gorello? – Pensi che le tue rampogne possano aggiungere un grano alla immensità dell'affanno che sente lo uccisore d'una moglie, il distruttore del castello paterno? Ma tu non giureresti che sei innocente! – No? Padre, avreste voi nessuna cosa di Santo su la persona? – Tengo un frammento del legno della Santa Croce che un pellegrino di Gerusalemme con fraterna carità mi ha donato; rispose il Frate, e aprendosi la veste trasse fuori la reliquia e me la porse: io la recai devotamente alla bocca, e pieno di quel coraggio che dona la buona coscienza, con voce sonora esclamai: – Per quel Dio, che abbandonando il suo trono di gloria volle sostenere gli oltraggi degli uomini per salvarli dalla morte eterna, pel sacratissimo sangue che verṣ su questo tronco benedetto, per la salvazione dell'anima mia, per quella dei miei defunti, per la fede di Cavaliere che ho giurato innanzi al mio Re quando cinsi la spada, io Gorello Gostanzo solennemente protesto e sacramento alla faccia di Dio e degli uomini, che nè in detto, nè in fatto, nè in pensiero, ho mai tentato di guastare l'onore del mio amico Berardo Falcando, e che di ogni imputazione ed accusa sono pienamente innocente.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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