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      Addio."
      La buona notte, Monsignor Conte!
      rispose Gorello; e quando Carlo prese ad allontanarsi crollò la testa e disse: "Miserabile! anch'egli appartiene alla schiatta di coloro che reputano un sorriso, od una carezza, presente del cielo, medicamento per ogni malattia dell'anima. – Miserabili anche voi! Ma Carlo ha creduto farmi il maggior bene che fosse in potere suo... lasciamo la presunzione, la bassezza e la follia del presente, – rimarrà sempre un pensiero di carità, e di questo merita gratitudine."
     
     
      CAPITOLO DECIMOTERZO.
     
      IL CUORE MORSO.
     
      ........... Il vidi appena,
      Corsi a ucciderlo là.........
      Ben sette volte e sette entro all'imbelleTremante cor fitto e rifitto ho il brando,
      Pur non ho sazia la mia lunga sete.
      Oreste, tragedia.
      Buio d'inferno: – non lémbo di nuvola illuminato dalla luna, non tremolare di stella; – diresti che il firmamento sia morto, e il fiotto del mare ne lamenti la estinzione. La galera di Carlo d'Angiò percorre trabalzata dalla traversia senza direzione sopra la superficie delle acque, di flutto in flutto, dentro una tenebra spaventosa, – come corpo lanciato per lo abisso dello spazio. Da per tutto sgomento: – Carlo geme abbattuto quanto il più tristo che sia su la galera, perchè la vita è ugualmente cara a cui porta scettro e a cui maneggia il remo, – nè forse corre tra essi altra diversità che quella dello istrumento che recano in mano, – almeno per lo amore della esistenza: chi urlava, chi taceva, chi pregava, chi bestemmiava; e i Santi si trovano spesso in caso di dover restare inoperosi a soccorrere una nave, però che metà della ciurma li chiama, e metà gli rinnega; onde è che mentre dimorano incerti a calcolare quale delle due parti preponderi, sopraggiunge un colpo di mare che sommerge la nave, e tronca ogni quistione; la qual cosa non avverrebbe di certo, dove di concorde preghiera tutti si volgessero ad implorare un aiuto, che non può mai venir meno.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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