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      Chi sei?
      domandò Carlo.
      Oh! Monsignor Conte, sono io;
      rispose lamentoso il Maestro "che volete? più cerco di stare in piedi, più il vento si diverte a gettarmi per terra, – vedete gusti! alla fine ho tolto consiglio di starmene così lungo e disteso; in questo modo sarà finita la burla: – e sì, vedete, io non me ne stava inoperoso qua dentro, ma intendeva a fare che non si sperdessero le provvisioni, perchè, Santa Vergine! che ne gioverebbe uscire salvi dal vento, se poi dimani non avessimo vino da bere, nè biscotto da mangiare?"
      Carlo, come ogni uomo immaginerà facilmente, non istette ad ascoltare il ciarliero, ma appena sentì ch'era desso, continuò il suo cammino, e venne là dove i remiganti, disperati di salute, giacevano neghittosi lungo i banchi aspettando, chi più chi meno rabbioso, la morte.
      Amici!
      Carlo gridò ai galeotti "io non so come a gente quale voi siete, assuefatta a trarre la vita sul mare, siasi cacciata addosso così grande paura. Siete voi femminette che per nulla si disperano, come se fosse sopraggiunta la fine del mondo? Vergogna! Ben altre tempeste abbiamo superato, ben altri pericoli, e con l'aiuto prima di Dio, e poi di Santo Dionigi, supereremo anche questo. Non vedete che la negligenza vostra vi perde, e che così vi date voi stessi in balía della morte? Pensate che un giorno dovrete rendere conto di avere sprecato così le anime vostre. Difendete la vostra vita, che da questo momento noi affranchiamo; avvertite, che se molto dobbiamo fare per essa, moltissimo dobbiamo tentare per la conservazione della libertà che adesso vi abbiamo donato.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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