Amici! Carlo, quel fiero uomo, quell'orgoglioso per mille memorie paterne, ha chiamato col nome di amici una vile moltitudine composta la più parte di gente comprata come bestie al mercato, e di facinorosi condannati a far servigio al Principe pel danno che i delitti loro apportarono a speciali famiglie! – pure Carlo lo ha detto. Oh! quando la necessità uguaglia le schiatte di Adamo. e tacendo ogni distinzione diventano pari, io per me mi maraviglio se ii superbo dominatore non sia caduto più basso. – Libertà! Dio eterno! libertà! Su le labbra di Carlo di Angiò, che porta catene ad un Regno intero! I dottori della tirannide, e Carlo aveva imparato alla scuola di quelli, insegnano fino dai rimotissimi secoli gli uomini andare divisi in due classi, l'una delle quali ha da comandare, l'altra servire; e questo avere ordinato madre Natura, non già partorito la fraude o la violenza. Ora in che consistesse questa libertà donata da Carlo a tal gente, che dove il danaro, o la pena, non avesse sottoposto alla servitù, non avrebbe mancato di ridurvela la miseria, noi per verità non sappiamo. Ma la libertà è antica lusinga su la quale i viventi non si sono ancora sgannati, e tutti se ne valgono per acquistare lucro, od evitare danno; anzi, chi meno intende mantenerla, la promette più larga, però che a fine di conto sia parola elastica, e starei per dire quasi priva di senso; – come l'onore, e tale altra, che tralasciamo dire, perchè gli uomini sono gelosi dell'apparenza; – si accomoda alle diverse opinioni, e, camaleonte morale, prende colore dagli oggetti che più le si avvicinano: nel 1796 venne in Italia vestita di azzurro a cacciarne gli antichi dominatori; – nel 1814 vi tornò vestita di rosso per restituirveli; – anche adesso in Francia si schiamazza libertà; libertà in Inghilterra, e libertà in America; ognuna poi di queste libertà era, ed è, affatto diversa dall'altra, spesso contraria.
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