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      O anime innocenti, che vagheggiate dal sorriso dell'Eterno, tratte dalla lusinga dell'amore godete affacciarvi alla vita, e tutte esultanza intendete ad una aurora di cui non vedrete mai il sole, nè badate alla bufera che vi minaccia alle spalle, vivete, – vivete nelle beate illusioni di un tempo che passa; non guardate queste mie carte, non le toccate, che grondano sangue! – La pace del mio cuore è distrutta, ma io non amo distruggere la vostra; lasciatemi nella solitudine dei miei tormenti: – che potrei darvi in ricompensa della gioia perduta? – la scienza? – Adamo cibò il frutto fatale, e seppe che doveva morire; – ecco la scienza dell'uomo! – Povera creta animata, come amari sono i giorni che trascorri su la creta inanimata!
      È Yole! – Vedetela, a passi lenti e tardi cammina pe' viali del giardino; le posa una mano sul cuore, l'altra le pende giù abbandonata pel fianco; il suo volto apparisce candido quanto il velo verginale che le ricopre il seno, ma solamente candido: – Vergine benedetta! i suoi occhi splendono lucidi come vetro, le palpebre immobili per così lungo spazio, che ogni uomo che le avesse vedute sarebbesi maravigliato come potessero tanto lungamente durare in quella situazione; – la pupilla gelata. Che guarda la misera? Nessuno oggetto di questa terra. Le facoltà di quel senso sembrerebbero morte, o sospese, se non che a poco a poco una lagrima si forma nella cavità inferiore, e sgorga con incerto cammino giù per le guance, quasi in testimonio dello affanno che la sua anima non ha potuto contenere.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





Eterno Adamo Povera Vedetela Vergine