Quello che merita andare osservato si è, che tutte le generazioni si accordarono nel diletto di tracannare del vino, cosa che fa meno il suo elogio quanto quello degli uomini. i quali hanno sempre amato di stolti diventare ubriachi, e viceversa per omnia sæcula sæculorum.
Mentre così sedevano a mensa, Rogiero venne in un pensiero, e tanto vi si internò, che dimenticando il mangiare rimase immobile: Ghino, poichè lungamente stette a considerarlo, ruppe alla fine il silenzio, e favellò: "Bel Cavaliere, se la mia domanda non vi riesce indiscreta, vorrestemi dire a che pensate con sì grande attenzione?"
Messer Ghino,
rispose Rogiero esitando "molto volentieri vi compiacerei della richiesta, se non temessi divenirvi importuno."
Non vi rimanete per questo; dite pure francamente. che nessuna cosa può derivare da voi, che molto non sia per piacermi.
Io pensava, come un gentile Barone, qual voi mi sembrate, possa dilettarsi di tale mestiere, che la gente concorda a chiamare infame; e mi pareva che voi non foste nato per questo.
Voi avete indovinato giusto: – io non sono nato per questo; nè punto discordo con la gente a chiamare il mio mestiere infame, quantunque conosca, che se a questa gente fosse detto: chi senza peccato scagli la prima pietra, – nessuno tra lei sarebbe sì grande imprudente da osarlo: aborro i masnadieri che mi circondano, e mi trovo unito necessariamente con loro. La fortuna mi aveva dato larghezza di averi, e un nome illustre; le mie facoltà sono convenite in miseria, il mio nome in obbrobrio.
| |
Rogiero Ghino Cavaliere Ghino Rogiero Barone
|