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      – Perchè non viene a vedermi? gli sono forse mal gradito? – Orfano, ei vi amava più della sua vita, ma i suoi nemici lo hanno trucidato. – Oh Dio! dove sono eglino questi traditori? come si chiamano essi, signora? – Figlio del tradito, voi lo saprete quando potrete vendicarvi. – O mia bella signora, e quando lo potrò io? – Quando maneggerete quella asta, come la bacchetta che adesso tenete nelle mani. – Ecco come nel mio spirito entrarono le idee di vendetta e di morte, prima che sapessi come possa offendersi un uomo. Da quel punto in poi nessuno altro desiderio mi si avvolse per la mente, che farmi robusto per maneggiare quell'asta: l'alba mi trovava nel bosco, il sole mi lasciava là dentro; in breve diventai forte cacciatore: quando trafelante di fatica io giungeva al castello portando su le spalle il cinghiale morto per la mia lancia, la signora mi occorreva con lieto viso, e mi baciava; se privo di preda, il cammino era deserto, ed io mi nascondeva nella parte più remota a fremere su la mia rabbia. Spesso nella notte, allorchè tutto attorno taceva, me ne andava sospettoso, come ladro, al luogo dove stava appoggiata la lancia; e prendendola pel calcio, mi affaticava a sollevarla; incredibili erano gli sforzi che vi adoperava; poneva le mani in tutti i modi, stringeva, scuoteva, ma tutto questo era nulla, che ella con la sua immobilità pareva schernire la mia debolezza; finalmente tolta di equilibrio cadeva con alto fragore, ed io celerissimo mi confondeva nella tenebra per non essere côlto in quell'atto vergognoso: alla mattina mi si presentava nella medesima situazione, come se tornasse a sfidarmi.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





Orfano Oh Dio Figlio