Sciagurato! a lui avevano concesso le sorti del mondo rilevare l'antica virtù di Roma, a lui fare manifesto, che gli eroi trapassati potevano ancora oggidì, non che imitarsi, superarsi in Italia: l'Aquila posava nel suo pugno sicura quanto su l'asta di Cesare: – chi mai glielo avrebbe voluto contendere, o volendo chi glielo avrebbe potuto? non vinse un tempo uomini, e cielo? – E sì che italiane furono le voci che gl'insegnarono le prime parole di amore, italiano l'aere che bevve in prima, italiano il sole che riscaldava le sue membra infantili! – pure nol fece; forse ha pagato in vita amara la pena di questa colpa, ma non è convenevole espiazione. – Allorchè le nostre istorie suoneranno nelle future generazioni, come il mormorio della cascata lontana, e le imprese parranno simili alle tracce dello spento vulcano, e le favelle oggetto di faticosa ricerca pe' sapienti, certo il suo nome starà sempre grande quanto il vertice del San Bernardo da lui superato, che sollevandosi portentoso si smarrisce nel profondo delle nuvole dell'orizzonte; ma la fama di questo errore, o delitto, vivrà eternamente congiunta al suo nome, perchè egli non è tale che per tempo possa essere obliato, nè per pentimento rimosso. – Ora le sue virtù, i suoi vizii, le sue ossa dormono nella tomba64; – non aggraviamo la mano sul Grande, che giacque; – ma noi non possiamo finire i nostri pensieri su lui se non che sospirando: ahimè! potevi essere un Dio, e volesti rassomigliare a un flagello. – Chi potrà reggersi sopra la spada dopo di te?
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