In nome di Dio, non mormoriamo di nessuno, o mormoriamo di noi, che primi ad offendere ci addormentammo sicuri sul letto della ingiuria: l'offesa non dormiva però, che passava le notti a vigilare con la vendetta, e il sonno fuggiva fremendo da quelle inesorate: – al nostro svegliarci, le catene ci suonarono da tutte le membra: – onta al male, accorto che dormì sul pericolo! – Che giova mostrare il lembo lacerato? Ogni uomo ti beffa, nessuno ti aiuta. Anche la oppressione ha la sua grandezza; sta il rispetto co' vinti, come la paura co' vincitori; solleva la testa, cammina sicuro: così, se vivi senza onore, morrai senza infamia, e sarai degno che l'Eterno trami nell'arcano dei secoli ai tuoi tardi nepoti un nuovo manto di gloria.
Sul declivio delle Alpi dal lato di Francia ascende con infinito anelito una gente desiderosa di pervenire alla cima. I sentieri rotti e precipitosi, il pericolo dei passi, l'angustia dei luoghi non permettendo conservare gli ordini, l'esercito di Carlo cammina sbandato a drappelletti di venti o più persone, intente a procacciare piuttosto la propria, che la comune salvezza. Guido da Monforte Luogotenente generale, Roberto Conte di Fiandra, il Conte di Vandamme, Piero di Bilmont, il Contestabile Giles Lebrun, Mirapoix il Maliscalco, Guglielmo lo Stendardo, ed altri capitani, abbandonate le insegne, circondano la lettiga della Contessa Beatrice, trasportata da due robusti montanari, i quali di tanto in tanto rifiniti dalla fatica la trasmettono a portare ad altri che prestamente subentrano.
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