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      – Soldati di ferro tutelati dal genio di un feroce Capitano con molto maggiore pericolo in tempi più recenti trapassarono il San Bernardo, e lo Spluga; invano impedirono loro il cammino le artiglierie, e gl'ingombri che le moderne guerre richiedono; invano l'uracano dell'Alpi, le nevi smosse, lo impeto degli elementi scatenati; vinsero, e lasciarono esempio di tale impresa, che, finchè l'uomo sarà composto di carne, non potrà superare giammai, onde il buono istorico66 ebbe a dire, questi essere fatti piuttosto da giganti, che da uomini: ma se la bufera e le artiglierie non impacciarono l'esercito del Conte di Provenza, medesime però furono le nevi pericolose, le vie sdrucciolevoli, le roccie, i precipizii, gli scogli; ora, come allora, più d'un soldato tenacemente stretto al compagno ebbe vaghezza di affacciarsi a contemplare l'inferno della rovina, e tanta fu la paura che gli percosse lo spirito, che prestamente ritirandosi si fece il segno della croce, e si raccomandò a Dio; ora, come allora, più di uno volgendosi alle case paterne sentì suscitarsi nell'anima il pensiero dei figli diletti, e sospirò, maledicendo l'ambizione dell'uomo che mena la gente da una terra perchè si finisca in un'altra. – Procedevano tristamente in silenzio, guardandosi sospettosi d'attorno per potersi scansare a tempo, se mai a qualche male accorto fosse avvenuto cadere;
      – erano i loro pensieri salvatici, spietati, siccome vuole la Natura, allorchè l'uomo è costretto dalla prepotente necessità di pensare a sè solo.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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