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      Così con la morte e le piaghe di parecchi giunsero ad ottenere un poco di quiete. Allora, fatte ragunare pietre e terra sotto il masso, animando con la voce e con l'esempio, ebbe in quattro ore fabbricato un sentiero, pel quale, come che malagevolmente, passarono cavalli, cavalieri, cariaggi, carrette, e quanto altro si recavano dietro. Allorchè venne la notte, la paura che fino a quel punto gli aveva divisi, gli restrinse insieme, e dimorarono immobili là dove erano stati sopraggiunti. Sebbene il luogo che presentemente occupavano non avesse pericolo, nondimeno tanta era nella immaginativa loro l'idea di rovine e di precipizii, che mai osarono nella tenebra, non che muovere passo, mutare di lato. Sorse il mattino: non profumo di piante, non canto di uccelli, lo salutarono per quell'erme balze; e pure le cime delle Alpi tinte di un vivace colore rancio, che si disegnavano per l'orizzonte azzurro, oggi affatto sgombro di nuvole, erano una cosa maestosa e al punto stesso leggiadra. Coll'anelito dell'anima vicina a conseguire l'oggetto desiderato, i Francesi si pongono in cammino: da prima essi mutarono i passi lenti, come quelli che erano assiderati dal freddo; ma indi a poco il moto scaldando le membra gli rese più destri a salire. Bello era a vedersi il brulichío di quella gente che si affrettava, i lampi che mandavano gli elmi, le aste, le armature dei cavalieri, le insegne abbandonate al vento, le vesti preziose; più bello a sentirsi le trombe di tanto in tanto squillanti, le liete canzoni di guerra, le voci di gioia; pareva assemblea di Cavalieri per celebrare qualche giorno solenne, pareva festa più facile ad immaginarsi che a descriversi: giungono al vertice; l'occhio scintillante pel cupido pensiero dell'acquisto precipita per le sottoposte campagne, e per quanto gli è concesso si spazia nel lontano emisfero.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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