Nella seconda notte della sua fermata, mentre volgendosi ora da questo, ora da quel lato. indolito, invano si affaticava a chiamare il sonno sopra le palpebre, ecco un rumore di qualche cosa, che debolmente si rimuove, si fa sentire per la stanza. Rogiero si pone in ascolto temendo d'ingannarsi; accôrtosi che non era giuoco della sua fantasia, con voce sicura domanda: "Chi è?"
Rispondevasi in un suono fioco, quasi spento, come se si dipartisse da cosa senza corpo: "Rammentatevi di vostro padre."
Chi sei che conosci il mio segreto?
gridò Rogiero, balzando a sedere sul letto: "Vieni, angiolo, o demonio, sarai il bene accetto; dammi un consiglio, sia pure di perdizione, o di salute; dammi un consiglio; l'anima mia non può consigliare sè stessa."
Nessuna risposta, nessuno altro rumore. Rogiero si abbandonò sul letto, e la serie dei fatti trascorsi gli si schierò davanti la mente, come una scena terribile: quando sul finire della notte un sopore gli chiuse gli occhi aggravati, i suoi sogni furono quali un Cristiano può avere sul guanciale della vendetta.
La mattina levatosi pallido, disfatto, con gli occhi spaventati, scese per pagare l'albergatore: appena ebbe posto il piede nella stanza, che su la porta di strada comparve un uomo avvolto nel mantello, al quale l'albergatore prestamente indirizzò la parola dicendo: "Che Dio vi dia buon giorno, Maestro Lippo; a quel che me ne pare, voi avete corso tutta la notte; che nuove ci portate d'insù?"
I Ghibellini si partono dal contado di Parma con le trombe nel sacco, perchè l'esercito del Conte ha preso altra strada: dicono che si avanzi pel Milanese, portato da quel pendente da forca di Napoleone della Torre; ma o di qua, o di là, stanno seminati triboli pel suo cammino.
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