Le parole che ebbero insieme questi due condottieri furono piene di amarezza. Se merita credenza la fama lontana, dicesi che gli profetasse il Pelavicino: – "Buoso, che tu con fraudolenta favella t'ingegni ricoprire il misfatto non istupisco; hai commesso il più, puoi commettere il meno; ma se la tua parte è quella d'ingannarmi, la mia è di non crederti. Ben io potrei svelare alle genti la tua slealtà, suscitarti contro la plebe commossa, te, e il tuo lignaggio condurre a miserabile eccidio; tolga Dio, che per me sia alzata la spada contro il mio fratello di armi, contro colui al quale ho giurato amicizia fino dai miei più teneri anni: tieni non pertanto riposto nella tua mente, che col prezzo della patria venduta ti sei comprata la rovina in questa vita, la dannazione nell'altra."
Una mente degna di non esser mortale, che dalla sua prigione di fango osò concepire il disegno di guardare in faccia l'Eterno, e scrutarne l'arcana natura, distribuendo a sua voglia i premii e le pene, ha inchiodato giù nei geli infernali quell'anima maledetta71: nè, come se la divina sapienza si fosse presa cura di adempire il vaticinio di Oberto, il fine della vita di Buoso fu niente meno terribile di quello che gli aveva predetto. Il popolo, conosciuta la perfidia, acceso di sdegno rovesciò le sue case, distrusse il suo lignaggio, – a lui concesse la vita. Strascinava Buoso il capo grave di avvilimento e di miseria per le vie della città di cui era stato signore, perchè la Provvidenza per fare intero il supplizio gli aveva tolto la volontà di trucidarsi: errava durante il giorno nella sua salvatica solitudine, mormorando ratto ratto, come lo idrofobo, non curando gli urli, le contumelie, le percosse, con le quali non cessavano perseguitarlo.
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