Nel seguente giorno il Pontefice e il Conte ristrettisi insieme si accordarono intorno molti punti sopra i quali gli scambievoli Ministri avevano creduto bene non tenere proposito, giudicando che si sarebbero intesi meglio tra loro. Quali fossero i discorsi fatti, e le condizioni pattuite è ufficio dello Storico riferire; a noi basta accertare che si accordarono. Sciolto il colloquio, i banditori percorsero la città, gridando: "Che nella prossima festa di Epifania, Monsignor Carlo e Madama Beatrice Conte e Contessa di Provenza, sarieno stati coronati Sovrani di Sicilia per mano del Signore Clemente IV, Pontefice gloriosissimo di Roma, nella Basilica di Santo Giovanni Laterano; che sarebbesi tenuta per tre giorni corte bandita, e rinforzata, sì che l'ultimo giorno fosse la maggiore di tutte, con facoltà di andare a qualunque Cavaliere portasse arme; che tutti i giorni dopo il mangiare si aprirebbe una giostra, i tenitori della quale erano i Monsignori Conte Guido Monforte, Guglielmo lo Stendardo, Boccard e Giuan Conti di Vandamme, Piero di Bilmont, Mirapoix il Siniscalco, Giuan di Bresilles, e Ludovico Jonville; che tutti quei Cavalieri che avevano vaghezza di provarsi con loro andassero a portare la sfida nel chiostro di San Paolo, dove dal sorgere al tramontare del sole sarebbero state esposte le insegne dei tenitori; e la Contessa Beatrice Regina del torneamento, e Giles Lebrun Contestabile del campo, avrebbero tenuto conto delle insegne, e dei nomi dei Cavalieri che si presentassero, etc.
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