Contestabile, descrivete la insegna, perchè il mio nome dee rimanersi celato.
E di voi come ho a dire?
– interrogò Lebrun il Cavaliere primo venuto, dopo che ebbe descritto la impresa del Cavaliere del fulmine.
Descrivete di me pure la insegna.
Prudente provvedimento quando uomo presagisce la disfatta!
disse sogghignando il Monforte, "così si getta via lo scudo e la vergogna."
Signori Cavalieri, i nostri tenitori sono otto, e voi non siete che due,
parlò il Contestabile: "vorreste forse sostenere soli l'assalto di tutti?"
Avete compagni?
– domandò il Cavaliere del fulmine al Cavaliere primo venuto.
Ho l'anima, – la spada, – la lancia, – la mazza d'arme; – ognuna di queste vale un Francese: voi pure le avete, dunque siamo tanti e tanti.
Il Monforte digrignò i denti per la rabbia, e gli occhi gli si empirono di sangue. Il Cavaliere del fulmine crollando la testa parlò: "Ecco che si è detto troppo più di quello che si vuole per una giostra a oltranza. Cavaliere. se siete valente quanto audace, spero in Dio che avremo vittoria: nondimeno io vo' che siamo otto anche noi. perchè l'uomo deve ben fidare in sè, ma non presumere. Or via, signor Contestabile, condurrò io gli altri sei: avranno stella d'oro in campo nero."
Ciò detto, senza saluto, senza inchino, si volse verso la folla, la quale mormorando si aprì per lasciare il passo a quel gigante, che in un momento disparve. Il Cavaliere primo venuto, piegata la persona con atto gentile alle dame, che volentieri lo guardavano, parimente si allontanò.
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