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      Clemente, compiuta la preghiera, scese, baciò il Re su la fronte, abbracciò la Regina, e disse: "En uncti Domini, et Reges estis. Sicut rugitus leonis, ita est terror Regis; qui provocat eum peccat in animam suam: sed sicut divisiones aquarum, ita cor Regis in manu Domini. Pax vobiscum."76
      In mezzo agli applausi della plebe romana i nuovi Sovrani volsero al Palazzo Laterano dove magnificamente banchettarono; il Pontefice si assise terzo alla loro mensa, ma in luogo più elevato, come conveniva all'altezza della sua condizione. Remosse le mense, andarono accompagnati dalla medesima comitiva alla Piazza di San Paolo, accomodata per uso di torneo. Quivi si addestrava quotidianamente la gioventù romana in certe giostre, che si combattevano con lance senza ferro chiamate bagordi; e così fosse piaciuto a Dio che sapienza di senno avesse avuto in quei tempi la Italia nostra, come aveva fortezza di bracci! Egli era un campo di forma ovale circondato da fossa profonda, larga quattro o sei braccia, che in queste occasioni si riempiva di acqua: presso al punto in cui le curve si stringono per riunirsi avevano tratto una linea retta, e lo spazio tra questa linea e l'estremo del campo serviva pe' sergenti, araldi, contestabili, ed altre persone necessarie a quel combattimento: intorno le fosse avevano inalzato palchi coperti di tappeti bellissimi, e tra questi, come ognuno potrà immaginare, andava distinto quello di Carlo per ricchezza di tappezzerie, ori, e bandiere di mille colori. Giovani donne di aspetto leggiadro, e di guancia fiorita, splendide delle più ricche vesti, sedevano tutte contegnose, cupide di un saluto per parte dei Cavalieri combattenti, che valesse a distinguerle.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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