Intorno agli steccati la plebe stupida e feroce si affollava, si urtava per meglio vedere; nè a farla star quieta giovavano le calciate di lancia che d'ora in ora distribuiva il ruvido soldato. Accennando Carlo, suonavano un corno: le anime dei circostanti furono percosse da brivido di speranza, e di timore; un profondo silenzio si diffuse da per tutto: suona la seconda volta, – la terza; – allora si abbassano due ponticelli alla estremità della piazza, e i Cavalieri a due a due passano la fossa. Giles Lebrun Contestabile in mezzo del campo fece accostare i Cavalieri, e giurare loro sopra i santi Evangeli, che avrebbero combattuto francamente, senza frodi, senza malíe; che le loro armi non erano ciurmate, e che non avrebbero altro aiuto invocato se non quello di Dio, e della Vergine Santissima: dipoi rammenta loro di non ferire i cavalli, e divide il vantaggio del vento, e del sole; ciò fatto, si ritira alla estremità del campo dalla parte destra vicino al palco del Re Carlo per meglio ricevere i suoi ordini, e quivi rimane immobile come la statua del Commendatore Lojola: lì presso a lui stava il premio del torneo. Gli altri due minori contestabili con gli araldi si posero ai capi della piazza che abbiamo descritto, accanto ai ponticelli. I Cavalieri disposti in ordine da una parte e dall'altra aspettavano il segno. Giles Lebrun abbassa l'asta, e i Cavalieri si rovinano addosso. Vergognosa narrazione! sei Cavalieri italiani al primo affronto cadono scavalcati: i soli Cavalieri del fulmine, e primo venuto, si tennero fermi in sella; ma come se atterriti da súbita paura, voltaron i destrieri verso le lizze.
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