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      Ah! disleale Cavaliere!
      gridò spaventato il Monforte "tu sei ciurmato. Contestabile!"
      Conte, vorreste con gli errori del volgo coprire l'onta della vostra sconfitta? fatelo, se vi pare onorato; ma se vi accostate, potrete conoscere, ch'io tinsi il mio cavallo perchè non fosse riconosciuto, e che la fatica ha fatto in parte cadere il colore.
      Il Monforte dopo avere verificato il fatto, rispose:
      Comunque ciò sia, scendete, Cavaliere, e combattiamo a piedi.
      Come volete, Conte.
      E scesero, e continuarono la battaglia più fieri di prima.
      Il Cavaliere del fulmine, ripreso campo, venne molto terribile sopra lo Stendardo, che côlto all'improvviso traboccò da cavallo; il suo nemico, riputandolo svenuto, scese, e gli andò incontro per finire la battaglia: lo Stendardo rilevatosi strinse la spada, e cominciò a difendersi assai francamente; erano i suoi colpi quanto quelli del Cavaliere del fulmine poderosi, ma faceva meno frutto a cagione dell'arme; imperciocchè i Francesi adoprassero in quei tempi i ferri quadrangolari taglienti su la punta soltanto, che con proprietà di vocabolo si chiamavano stocchi, mentre gl'Italiani li usavano taglienti per ambidue i lati, e in cima, i quali si distinguono col nome di spade. Ricambiati molti colpi, che non meritano descrizione, il Cavaliere del fulmine dette di tanta furia con la punta della spada nello scudo nemico che da parte a parte lo traforò.
      Cavaliere,
      allora esclamò giubbilante "non so se il vostro scudo per picchiar si rompa, ma certo per forar si fende.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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