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      La rimembranza delle passate avventure gli assaliva l'anima come un senso di mestizia, poi come irritazione dolorosa, alla fine come eccesso di rabbia; allora tu lo avresti veduto correre, cacciarsi le mani pe' capelli, disfatto nel sembiante, stralunato negli occhi, urlando e bestemmiando, come creatura travagliata dagli assalti del Demonio. Tutto sudante si appoggiava al tronco di un albero, o tra l'ansare dell'affanno sofferto ad alta voce diceva: "Qual è che nega il destino? Venga chi il nega a contemplare la sentenza feroce che mi condanna alla infamia; e se il cuore gli basta, affermi che non sia destino. – Ecco, non vedo lato dal quale mi volga, che non sia un delitto: – delitto, se sto neghittoso, – delitto, se opero. Il sangue di mio padre grida dalla fossa.... chiudiamo il cuore e le orecchie.... egli starà come un'accusa contro di me davanti al trono del Signore, – come, una vergogna alla faccia degli uomini.... Sia vendicato; – come? – Chiama il Re Manfredi a duello.... stolto! quelli stessi che sentono giù nel profondo la tua giustizia, ti getteranno addosso l'onta della follía; – sarai trucidato senza frutto,.... lascerai ai tuoi discendenti nuovo misfatto da vendicare. – Chiama lo straniero, l'anima di tuo padre sarà vendicata.... la tua patria oppressa! – Feriscilo da tergo.... questo sarebbe il meglio.... ma non si sa perchè gli uomini lo hanno chiarito infame. Ahimè! vedo il disprezzo della gente a mo' di forma mostruosa che si apparecchia a lacerare la mia rinomanza; vedo schierate dinanzi al pensiero le colpe presenti, i falli futuri, ma i miei tra tanta moltitudine appaiono distinti di proprio colore; – vedo il mio nome, non altrimenti che una piastra di metallo ingrappata nella memoria dei posteri si fosse, farsi più splendido sotto i miei sforzi di consumarlo, e richiamare l'attenzione dei secoli.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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