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      Ah!
      gridò il Frate, percuotendosi della mano la fronte: "tu mi sveli un terribile arcano; – forse questa mia opera, che finora ho stimato derivare da forza del cuore, è tributo, che l'età, crollando il vigore del mio spirito, mi costringe di pagare alla debolezza! In altro tempo io aveva imparato che l'uomo si mostra in tutto imbecille; ma lo spirito maligno mi ha sorpreso, e la superbia mi ha deluso con la lusinga che la mia opera fosse magnanima: pure io non temo la morte."
      Nè io la temo; anzi la cerco, come tesoro nascosto78, e non la trovo; la desidero come ricompensa della vita, e non mi viene concessa. Perchè non porne tra mezzo alla via travagliosa un luogo dove riposarsi? Perchè fra tanto dolore non v'è asilo di pace?
      Il Frate taceva. Rogiero stette lungamente pensoso; voltosi attorno vide una solenne solitudine, udì un silenzio beato, solo interrotto dal fremito delle fronde lontane, o dalla voce dell'errante lodoletta, che con velocissima curva trapassava pel Camposanto: il suo sangue, come rinfrescato, gli corse più placido nelle vene, i polsi gli battevano languidi, la respirazione si fece più libera.
      Oh! qui regna pace da vero!
      – proferì gemendo.
      Il Frate taceva.
      Se,
      continuava Rogiero "se presso l'altare del Signore non giungesse il grido della vendetta; – se i cantici di Dio bandissero dal mio orecchio quella voce; – se l'ombra dei morti non entrasse nel santuario...."
      Certo non v'entra, se tu non ve la porti.
      Io? se mi riparerei sotto terra per non essere perseguitato!
      Hai tu commesso delitto?


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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