Desideroso di obbedire al mio padrone, mi allontano un poco dal focolare, la luce cessa rischiararmi, e con essa l'attenzione dei compagni di rammentarmi; mi confondo nella oscuritΰ, mi alzo, ed esco della stanza. Appena giunto a mezzo del corridore, la voce del Barone mi domanda: Sei tu, Roberto? Sono. Dimmi, Roberto, come hai tu in pregio il tuo signore? In pregio di savio, di benigno e di cortese. Vero? Quanto la Messa. Tolgano i Santi che io ti ricerchi per rinfacciarti il benefizio; ma come credi ch'io mi sia comportato verso di te? Come padre verso figlio bene affetto. Vero? Per la fede di vassallo. Dunque, s'io ti richiedessi un dono, me lo faresti? Messere, tutto quello che si puς chiedere da Cristiano io sono per fare in pro dei vostri e di voi, salva la salute dell'anima. Hai tu corsaletto? No, Messere. Daga? Sμ, Messere. Io non ti chiedo che la morte di un uomo. A tradimento? Come vorrai, basta che tu lo uccida; ma.... or che penso.... a tradimento sarebbe il meglio. Messere, sta a voi comandare; per me ell'θ tutt'una. Or fa, Roberto, di trovarti una ora avanti che sia giorno sotto il verone destro del mio castello dalla parte che guarda il giardino. Messere, vi domando mercθ, ma quale dei due veroni devo tenere per destro? Il destro.... il destro venendo dal viale dei pini. Se ho ben compreso, quello che appartiene alle stanze di Madonna vostra figlia? Sμ. E questa parola disse stentando, quasi per forza, con gemito doloroso.
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