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      ... Santa Vergine! quali sguardi! quello della Spina parve il trepidante aleggiare di rondine caduta dal nido prima di aver messo le penne, – cupido di vedere, e pure pauroso d'incontrare l'oggetto della sua ricerca; – svelava una rassegnazione disperata di perdita più che terrena, – chiedeva pietà. Quello del Conte Odrisio si mosse da prima benigno, e, se non presi errore, un'alba di lagrima cominciò a spuntargli dalla cavità inferiore dell'occhio; allo improvviso balenò un lampo d'inferno; – chi sa che lo spirito maligno non gli passasse in quel momento traverso? Divenne immobile, mostrando una immensa rampogna, – uno sdegno profondo, – e un domandare mercede: la mia anima sentì in quella ora, ma non può ridire adesso, le sensazioni che l'agitarono. Il funesto consenso fu svelto dalle smorte labbra, la benedizione proferita; udii l'assenso, e la benedizione, come il fragore della scure che dopo avere reciso la testa percuote sul ceppo; mi allontanai dalla cappella: – nè quelle nozze furono liete. Alla dimane trovammo morto nel letto il Conte Odrisio; noi lo piangemmo come uomo che non ci aveva fatto mai nè bene nè male... Il Conte Rinaldo venne ad abitare il castello, e per noi servi queste nuove nozze non fecero che mutarci la soma delle arme.... Se vivendo il Conte Odrisio poco compariva ai nostri occhi madonna Spina, adesso era diventata affatto invisibile: dopo un mese dalle nozze fatali la vidi traverso le grate della cappella; aveva gli occhi gonfi e vermigli, il rimanente del viso pallido, le labbra violette; la pelle le s'informava dalle ossa; mi segnai per la pietà, perchè se può essere senza terrore la morte sul volto della bellezza, non può già esserlo la malattia.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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