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      – Piccola impresa ti si domanda, vassallo, che il tuo signore potrebbe comandarti, ma pure ama pregartene, e offrirti in ricompensa la libertà, e un florido stato. – Ed è? – Un colpo di pugnale. – Ne ho dati cento a mio scapito, pensate se ne darò uno per guadagno. – Ma nota che deve essere dato a un dormente, con molto accorgimento, nella notte, senza avere nessuna altra cosa seco, tranne il pugnale. – Non si tratta di fendere un uomo? il pugnale è tutto ciò che bisogna... porterebbe questo alcuna difficoltà per voi? – Non per me, Roberto, ma per te che sei uso a far d'arme, come conviene ad uomo leale. – S'io combatto di giorno, non crediate mica che non combatterei molto più volentieri di notte; e se ferisco nel petto, non pensate che non ferirei meglio nelle spalle: quando posso ire per la piana, Messere, non cerco mai nè l'erta, nè la scesa. – Ben parlato, vassallo: tienti pronto dimani a quest'ora, che ti condurrò io stesso alla posta; ti concedo questo tempo alla preparazione... del pugnale. – Certo, bel signore, sono cose coteste, che vogliono un po' d'esame di coscienza... – Vedete, Padre, fin dove giungeva in quei tempi la mia empietà, che adoperava le parole di devozione in senso di scherno, e fingeva premettere le pratiche religiose alla consumazione del misfatto: – pure, continuai favellando col Conte della Cerra, pure, bel signore, io non posso obbedirvi senza la certezza che il Barone mi sciorrà dalla servitù nella quale sono nato. – Dubiteresti, vassallo, della fede del tuo Barone?


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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