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      Non so, Padre, s'io lo possa; ma lo voglio.
      Degno figlio della schiatta decaduta, il tuo sentimento partecipa della viltà dei vermi che ti compongono; i tuoi pensieri stanno nel fango dal quale nascesti e nel quale ritornerai.
      Egli mi ha ucciso la madre!
      gridò Rogiero accennando l'ammalato "come potrei renunziare a maledirlo?"
      Eglirispose il Frate alzando il dito al cielo "fece uccidere il figlio per benedire."
      Io non sono già Dio.
      Lo so che sei creta; ma vive in te una scintilla di divinità, una particella dell'intelletto di Dio, che ogni sua cura dovrebbe porre in seguitare lo esempio del suo Fattore, e in piacergli, e in farsi degna di quella gloria alla quale ci chiama con tutti i portenti della creazione: l'Eterno senza peccato rimise non richiesto la colpa, rimettila tu che sei peccatore, e te ne supplichiamo prostrati alle tue ginocchia.
      Ciò detto, cadde ai piedi di Rogiero, e sollevando le mani giunte lo scongiurava in bell'atto di amore. I rimanenti Frati seguendo il moto dell'Abbate facevano altrettanto, e concordi ad una voce gridavano: "perdona.... perdona!"
      Quando anche mi dessero il dominio del fulmine.... quando anche, mi fosse concesso l'impero sopra il consiglio della mente.... ed ogni cosa del creato avesse una voce che mi esaltasse, e le miriadi degli Angioli mi cantassero osanna in perpetuo, io non rinunzierei mai alla mia maledizione. Sii maledetto!
      gridò con potentissima voce Rogiero, scotendo ambe le mani sul moribondo, "e meco ti maledicano le sostanze che hanno corpo, e le intellettuali, i morti, i viventi, i non nati; possano da queste mie mani piovere zolfo e fiamme su l'anima tua, e su quella dei tuoi compagni di delitto; non vi sia bocca che non vi schernisca, non creatura che non rida alla atrocità del vostro supplizio; e possa la mia crudeltà far condannare me pure, e ardere nel medesimo inferno, imperciocchè allora voi tormenterete me con la storia dolorosa, ed io tormenterò voi con le mie feroci rampogne: ci saremo scambievoli demoni – e spietati – e implacabili – eterni.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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