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      Respinse il vecchio Abbate che gli abbracciava le gambe, lo stese duramente per terra, e con un salto balzò fuori della cella. Il crisma consacrato si sparse sul pavimento, e si mescolò col sangue che scorse dalla fronte lacera del misero Abbate; egli però nulla curando la ferita, aiutato dai circostanti, si ripose in piedi, e s'incamminò ad amministrare il pietoso ufficio col poco olio rimasto: già con la mano levata su gli occhi del moribondo aveva cominciato a dire per istam sanctam unctionem, et suum.... allorchè il confessore dall'altra parte del letto con voce fioca mormorò: "È spirato."
      Guardò con maggiore attenzione l'Abbate, e vide Roberto con gli occhi e le labbra aperte; – un lieve rossore gli coloriva le guance; – pareva vivo; – gli pose la mano sul cuore; – fu lo stesso che porla sopra una pietra; – prese un lembo della coltre, e gli coperse il volto dicendo: "È andato in pace!"
     
     
      CAPITOLO DECIMONONO.
     
      LO INDEMONIATO.
     
      Che di amara radiceAmare foglie e amare frutto nasce:
      Il misero si pasceD'orrore e di paura,
      Di lacrime e sospiri,
      Sempre in nuovi martiri,
      E per lui solo al mondo il pianto dura.
      Oreste, tragedia antica.
      Va, corri, Beltramo, – fa di recarmi tosto la mia armatura.... e la lancia.... e la spada.... e....
      Il pugnale?
      Sì certo, il pugnale, – la più nobile invenzione per distruggere, che onori lo spirito umano, – il pugnale. Poni la sella al destriero....
      Santa fede! che vorreste partire, bel Cavaliere? Guardate a quello che siete per fare: perchè le vostre ferite sono rimarginate di fresco; e così debole non saprei se.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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