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      Che sciupinío!
      gridava per altra parte l'oste, "che sciupinío! Vergine addolorata! poveri miei stovigli che aveva comprati belli e lucenti alla fiera di Piscitella! – mi avete guasta la dozzina, signori: – chi paga? ehi! chi rompe paga.... chi paga?..."
      Mi fate forza!
      gridava a sua posta Rogiero "che è questo?... tanto ch'io possa riprendere la spada.... iniqui! al tradimento!... al tradimento!"
      Va,
      ordinò un ribaldo all'oste "va, e recaci quante corde hai in cucina...."
      Ma questo non entra....
      Che? Párti che ti abbiamo fatto guasto per uno agostaro? quando anche ti abbruciassimo la casa con te e la tua famiglia dentro, il danno non potrebbe sommare a tanto.
      Ecco che le mie profezie diventano vere,
      riprese un altro ribaldo; "se fino da bel principio lo aveste assuefatto, secondo il mio avviso, a dargli del bastone sul capo per pagamento, non farebbe oggi dell'indiscreto: – va su tosto, furfante, a prendere le funi."
      Considerate.... vedete....
      Se rispondi anche una parola,
      minacciava col pugnale il ribaldo "giuro per l'anima di mio padre, che non risponderai in appresso a nessuna dimanda che ti sia fatta in questo mondo."
      L'oste muovendo la bocca, come se gustasse alcuna cosa acerba, partiva immediatamente. Intanto Rogiero faceva l'estremo di sua possa per liberarsi; si aiutava con le mani, co' piedi, co' denti; quei che percosse sentirono dolore anche il giorno appresso; cacciava acutissime strida: con forza e destrezza maravigliose, sovente abbattuto, col peso di un uomo sul corpo, lo mise sotto, e si rilevò calpestandogli il petto; faceva uno schiamazzo, un rovinio da potersi sentire a mezzo miglio d'attorno.


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La battaglia di Benevento
Storia del secolo XIII
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1852 pagine 699

   





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