I giovani si guardarono l'un l'altro nel volto, nè aggiunsero motto; dopo quello sguardo però si accinsero a deporre sotto le lenzuola le parole e i pensieri di sangue.
CAPITOLO VENTESIMO.
LA CONGIURA
Da chi mi fido guardami, Dio;
Da chi non mi fido mi guardar io.
Iscrizione nei Piombi di Venezia
Chi mi soccorre?
languido richiedeva Rogiero. rinvenendo dal lungo deliquio; "chi mi soccorre?"
Nessuno rispondeva alla pietosa domanda. Lo sventurato stette prosteso senza ardimento di aprire gli occhi, come colui che si avvisava di schiuderli a nuovi dolori: già troppi erano i sofferti; – se avessero avuto forma di cosa che si tocca, se fossero stati fuori di lui, avrebbe avuto coraggio di levarsi, e stringersi con essi a mortale combattimento; ma vivevano tormentando giù nel profondo, nè egli si sentiva forza di soffocarli là dentro, e l'anima con loro: inerte gemeva sotto lo insopportabile peso, e quantunque il pensiero rifuggisse dal distinguere la serie dei casi avvenuti, nondimeno lo spasimo di tutti gli gravitàva sul capo. Per la terza volta, e con voce più sonora ripeteva: "Chi mi soccorre?" La voce si perdè lontana, senza però che trovasse nello spazio percorso nessuno ente compassionevole, che valesse a rompere lo spaventoso silenzio: allora sollevò lento le palpebre, – da per tutto buio; – stese le mani all'intorno, – le agitava nel vano.
Potevano uccidermi, ma la morte parve poco ai feroci: – eserciti prima la sua tirannide l'angoscia del corpo, – la eserciti più affannosa l'angoscia dello spirito, – si uniscano le angoscie delle quali mi circondò la Natura a quelle che mi hanno apportato i miei simili, e trionfino.
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