Così trapassarono di molte ore, allorchè un mormorio confuso percosse il giacente, e lo fece balzare da terra, e porgere le orecchie in ascolto; gli parve che non fosse lontano, e si partisse dall'alto: "Forse non è che dentro il mio capo!" esclamò Rogiero, e si toccò la fronte: ma la fronte sentì fredda: si pose con maggiore attenzione in ascolto; – e' v'era certo un sussurro. Sorgeva brancolando con le mani tese, tentando con un piede il terreno, mentre su l'altro appoggiava la gravità del corpo; si dirigeva là, d'onde gli era sembrato che il rumore derivasse: in proporzione, che si accostava, il sussurro cresceva, e sembrava di voci umane, sebbene le parole non suonassero distinte; s'inoltrava più ardito; – adesso cominciava a diminuire; – rifece i passi, e mise ogni attenzione a conoscere il luogo: instando nella ricerca, gli venne fatto trovare ch'ei passava di sotto a certa scala, che appoggiata sopra un mezzo arco toglieva principio dalla parte superiore dell'edifizio, distendendosi per assai lungo tratto sul pavimento della carcere. Eccolo a piè della scala; – ell'era angustissima, e senza sponde; – saliva cauto esplorando con le mani; trovò a capo di quella un ponticello, anch'esso senza sponda, sul quale essendosi spinto alla ventura entrò in certo corridore, che lo condusse avanti una porta, fortemente sprangata: pareva che fosse notte, perchè dalle fessure della porta veniva tal luce di legno infiammato, che i suoi occhi assuefatti al buio non poterono da prima sostenere; spiando il luogo donde meglio osservare, trovò poterlo fare a grande agio, là dove la porta mal commettendo agli stipiti lasciava sufficiente spazio.
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Rogiero
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