Vide raccolte in giro circa quaranta persone, le quali, quantunque vestite con abiti volgari, riconobbe immediatamente, come quelle che aveva in pratica, per essere la più parte gentiluomini del Re Manfredi: adesso stavano muti; se non che ora questi, ora quegli, volgeva gli sguardi dubbiosi di una cotale impazienza verso la porta che stava di faccia a quella per la quale guardava Rogiero.
E sì che l'ora è passata!
sovente diceva l'uno all'altro; e a vicenda domandavano: "non fissarono a tre ore di notte il convegno?" e rispondevano: "sì."
Un rumore di passi parve di mano in mano avvicinarsi: i Cavalieri fremerono; nessuno di loro rimase seduto; con gli occhi fitti su la porta anelavano vedere chi fosse per comparire; non comparendo però così subito. molti mostrarono un baleno di fuga, i meno trassero il pugnale, incamminandosi risoluti, e questi furono meglio paurosi, comunque quell'atto potesse accennare il contrario. Si schiuse la porta: un Cavaliere bene avviluppato entro il mantello, con barbuta da soldato in testa. si avanzò nella sala; – a considerare quello scompiglio di paura, quei ferri levati, rise forte, aprì il mantello, si mostrò coperto dal capo a' piedi di grave armatura, e: "Riponete i pugnali, Baroni," disse loro "o che ne troncherete le punte."
Oh! siete voi!
esclamarono tutti "non era senza ragione il sospetto, perchè non ci avvenne mai, da questa volta in fuori, aspettarvi, Conte."
La voce del sopraggiunto non suonò ignota a Rogiero, che tese con maggiore attenzione lo sguardo, e colui avvicinandosi al fuoco gli concesse abilità di riconoscere nelle sue sembianze il Conte della Cerra.
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