Voi dite vero,
riprendeva il Conte "ma l'uomo più si avvicina agli ultimi fati, più si restringe con noi, e questa nuova fiducia già da nessuna altra cosa può derivare se non che dalla Provvidenza."
Dite santamente; Conte: dove è rimasto il vostro Signore?
Qual Signore?
Il Conte....
Ah! questo è ciò che stava per dirvi, Messeri: lo trattiene l'uomo per concertare con lui su le difese del Regno: io vengo in sua vece, nobilissimi Baroni, ad esporvi lo stato delle cose; tanto basti per ora: le disposizioni per quello che ha da nascere noi non potremmo stabilire adesso, perchè, come ben vedete, non siamo una volta tanti di quelli che dobbiamo essere, e manca colui che è, o almeno si dice, nostro capo. I nostri amici convocati con i rimanenti Baroni del Regno per la prossima assemblea giungeranno, per quello che ho saputo raccogliere, tra questa notte e il giorno venturo; però in questo medesimo luogo, se nessuno si oppone, potrete riunirvi, o Messeri, la notte del posdomani.
Salvo malattia,
risposero i congiurati "vi promettiamo intervenire."
Or dunque importa che sappiate essere giunte le nostre lettere a Monsignor Carlo, ed averle avute sopra ogni altra cosa gradite; confortarci alla impresa il Pontefice, e il Conte: quegli prometterci ogni soccorso spirituale, che a dir vero nei casi presenti non gioverebbe gran fatto; questi prometterci i suoi eserciti per sostenerci, e privilegii e franchigie per ricompensarci. Queste sono le lettere che un segretissimo messo fino da ieri notte ci ha recate di Roma: lasciamo, se vi aggrada, Baroni, quelle del Papa, sì perchè poco rilevano, sì perchè il tempo stringe, nè posso senza sospetto starmi troppo tempo lontano di corte: leggiamo quelle di Monsignor Carlo.
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