Nessuno potè rimanere fermo al suo posto: sospinti dalla curiosità si affollarono intorno al Conte della Cerra, che trattesi alquante carte di seno, e tra queste sceltane una la spiegava leggendo: "Carlo etc. etc., ai nobili Baroni rappresentanti il Reame di Napoli, sì come componenti una sola università, e ad ognuno distintamente, salute. Noi non sappiamo, nobili Cavalieri, se più con noi stessi ci dobbiamo rallegrare, o con voi, che muovendoci l'autorità della santa Chiesa, e più la nostra naturale affezione, al soccorso di tutti que' Cristiani, che sotto il peso di una empia tirannide gemono miseramente avviliti, voi bene sapeste apprezzare il vostro tristissimo stato, e la purezza delle nostre intenzioni, onde, più tosto che a contrastarle, vi profferite pronti per quanto sta in voi a secondarle. Nè questo sia per suonarvi amaro, perchè sapete la servitù ammalare il cuore, appassire la mente: voi però dotati di eccellente natura sapeste con singolare esempio, valorosi Cavalieri, serbare, in tempi luttuosissimi, sani ed interi ambedue. Se da prima pertanto, dovendo noi maggiori cose compire, speravamo maggiore gratitudine ricavarne, adesso, poichè piacque a Dio accordare i nostri pensieri, ne conseguiremo più grande sicurezza. Qualche cosa è sempre mestieri rimettere nella pratica degli umani casi; e poichè questo sia decreto inevitabile, noi ci reputiamo avventurosi doverlo rimettere di gloria nostra, piuttosto che di sangue cristiano e tradito...."
Queste gonfiezzeinterruppe un vecchio che Rogiero non potè riconoscere "non fanno bene all'anima, nè al corpo; e' si vede che viene da Roma cotesta lettera, e sa di stile di Bolle.
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