– "Chi ti trattiene, Rogiero?" – e lasciò l'uomo, e il pugnale, stendendo le braccia....
Questi erano i secondi amplessi di que' due infelici, destinati a confortare nella travagliata loro vita con le apparenze di un bene, che non dovevano godere, la mole dei tormenti che dovevano sopportare. Miseri! che dopo tanti giorni di lontananza non potevano, nè sapevano favellarsi che per via di singulti, e consolarsi che colle lacrime sole. Stavano abbracciati; l'amore li blandiva con le lusinghe della voluttà, – voluttà misteriosa, affatto distinta da ogni altro desiderio. Rogiero all'improvviso vide mancare la luce; – se gli fosse mancata la terra sotto, non se ne sarebbe accorto, tanto era immemore di sè in quel punto; ma si accôrse, del difetto della luce, perchè gli rapiva la vista di quel volto dal quale toglieva conforto dei passati affanni, pe' futuri costanza. Guardò attorno pauroso: – l'uomo che aveva scortato Yole si era pianamente fatto discosto; adesso stava per trarre a sè la porta, lasciando con nera perfidia i due amanti imprigionati: – si sciolse Rogiero dalle braccia dilette, e, fosse la sua maravigliosa celerità, o più tosto la mano del carceriere tremasse pel misfatto che stava per commettere, giunse a tempo per impedire che la chiudesse: volle quel tristo, da che l'opera non gli era riuscita, trovare scampo nella fuga; ma di breve raggiunto, fu in molto dura maniera stretto alla gola dall'inseguente Rogiero, e strascinato, anzi che condotto, di nuovo nella prigione: qui togliendogli la lanterna di mano, e volgendogliela al viso, riconobbe in lui il pellegrino; non disse motto; abbassando gli occhi, gli venne fatto di vedere la lama luccicante del pugnale, che Yole aveva lasciato cadere; lo prese, stramazzò il carceriere per terra, gli piegò le ginocchia sul petto, gli afferrò con la manca i capelli, con la destra si apparecchiava a rompergli la gola.
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Rogiero Yole Rogiero Rogiero Yole
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