Quando diffonde il sole i tesori della luce, quando il firmamento annunzia la gloria del Creatore, ti chiesi al cielo con la più fervida prece di una anima che geme; – il cielo non ascoltava la supplichevole. Nel turbine della notte, tra il fischio dei venti, tra il fragore dei tuoni, con le ossa dei defunti, col sangue umano, con sacrileghi riti, io ti chiesi.... allo Inferno, – Dio eterno, rimettimi il peccato! – allo Inferno: – tutto fu sordo alla sventurata!
Me felice, in qualunque luogo mi avesse collocato la giustizia, o la grazia, purchè libero dalla fossa delle bestie feroci, che si chiamano uomini!
Dove fosse andato il tuo spirito non sapeva, ma ti lagrimava morto: là nei giardini di castel capuano.... presso alla fontana.... tra la porta e il viale....
Dove nella notte destinata....
Mi svelasti il tuo amore, e ti furono facili le orecchie della vergine sveva, là deve essere un monticello di terra.... queste mani lo inalzarono.... sopra vi sta fitta la croce, che la figlia di mio padre, Gostanza, mi appese al collo innanzi di partire per Arragona; quivi ogni notte io invocava l'anima tua.
O misera! come hai sopportato tanta giornata di dolore?
Come? E tu non sei stato lontano da me? non mi avevi tu pure perduto? Se per saperlo ti fa d'uopo che io te lo dica, torna inutile dirtelo, tu nol sapresti giammai.
Io ti sapeva pur viva, ma....
Io traboccai sotto il peso, le fibre dell'intelletto si ruppero, ed egli imperversò senza freno per le membra scomposte: solo in questa notte dopo un tempo assai lungo riprendo la volontà, – se pure non è illusione,
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