che mai sia uscito da labbro di uomo, raccontava:
Messere, dalla notte che con tanto fervore mi ordinaste vegliare su i passi di Rogiero, io, come desideroso di soddisfarvi, non ne ho mai smarrito la traccia: nella notte stessa io mi imbatteva in costui, che, fosse caso o volontà, spronava a rompicollo verso un torrente, dove per certo sarebbe traboccato, se io nol sovveniva; fidando sul benefizio, lo richiedeva di sua compagnia, perchè allora la cosa sarebbe proceduta meglio sicura; mi ributtava con acri parole. Il giorno appresso, mi prende il sudore ghiaccio a ripensarvi sopra, mi arrestava una banda di masnadieri, e dopo avermi conciato che Dio vel dica per me, toltimi i danari che aveva dentro una borsa, volevano ad ogni costo propagginarmi: già per indole, e per costume, aborro dal magnificare quello che ho fatto per vostra signoria, e poi per quanto operassi, io non potrei sdebitarmi degli immensi obblighi ch'io vi professo, Messere; pure io vi giuro..."
Va per le corte, Gisfredo; sei stato in pericolo di vita? – il gran caso che ti avessero ucciso! – mancano ghiottoni in questo mondo!
Dice bene il Messere. Dunque vi basti sapere ch'io fui salvo.
Questo io già sapeva, perchè il Demonio si mostri più pronto a proteggere i tristi, che...
Dice bene il Messere. Lo inseguiva con lo ardore della vendetta, con l'astuzia della viltà: finchè lo conobbi di per sè stesso infiammato, lasciai che corresse; ma quanto più si avvicinava all'esercito francese, tanto rallentava la fuga: questa nuova esitanza giunse a tale, ch'io stimai bene entrargli di notte tempo nella camera dove giaceva, e concitarlo con dirgli in voce mesta, come di trapassato: – Rammentatevi di vostro padre.
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