Certo non si vuol negare che la mia mente non sia oggi un poco confusa... se da un pezzo in qua le cose vanno proprio a rovescio!
Eh! signor mio, io conosco il modo di farle andare per verso: ma voi non ne sapete, o non ne volete sapere.
Sarebbe?
Allargare la mano nello spendere; siete Camerlingo, potete fare, e non co' vostri danari... la gente ai dì nostri non fa nulla per amore.
Ah! vuoi danaro?
Nol dico già per me, vedete, Barone; perchè del danaro che cosa ho da farmi, quando posseggo la grazia vostra? – Sebbene quello che mi deste se lo prendessero i masnadieri....
Non so se i masnadieri; ma un masnadiere se lo prese di certo, quando lo detti a te.
Non credete? Vi giuro pel corpo....
Taci, chè il giuramento della tua bocca accresce i motivi di non averti fede.
Oh via! come volete; già per troppo malignare spesso l'uomo s'inganna: alla fine di conto que' vostri danari io non gli ho più, e per giovarvi con frutto me ne abbisognano degli altri.
E faceva mestieri di tanta giravolta per venire all'ergo? prendi, questi sono agostari.
Gisfredo stese la mano come persona avvezza a simili presenti, se gli ripose sotto la veste, ringraziò inchinando il capo, e tornò nel primo atteggiamento.
Anselmo aggiungeva: "Fisco coll'anima, or che gli hai avuti, dimmi almeno che vuoi farne."
Io vi protesto, Messere, che Gisfredo è vago di danari come il cane delle mazze; ma l'opera ch'io disegno fare in pro vostro, non può in nessuna altra maniera mandarsi a fine se non che col danaro; i tempi corrono difficili, la natura umana si corrompe ogni giorno di più, e vi sono di tali marrani che non vi farebbero piacere nè manco col pegno.
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Camerlingo Barone Messere Gisfredo
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